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Lecce – Pisa 0-3. A cresta bassa!

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LECCE (art. di Gavino Coradduzza)

Ma chi è questo Pisa che affossa il Lecce amministrando una partita senza toni acuti, ma con saggezza tattica e diligenza produttiva ? Ma chi è, oggi, questo Lecce imbrigliato, confuso, autolesionista e insignificante sul piano della disciplina tattica , della incisività offensiva e della tenuta difensiva ? Non si sa e forse non si saprà mai.       Il fatto è che dopo questa bastonata, molti dei ripetuti peana devono sfociare in un ridimensionamento suscettibile di giovare alla squadra, alla società e all’ambiente più ancora delle lodi sperticate !                             

Il racconto della partita:  Quanto è lungo un minuto? Può essere una eternità o anche un lampo ; dipende! Per averne una dimensione più aderente alla odierna giornata bisogna dire che un minuto è il tempo necessario per una fiondata verticale verso l’area giallorossa che potrebbe essere annullata da quattro piedi : quelli di Lucioni e quelli di Meccariello incerti nel decidere chi deve intervenire, spalancando così le porte dell’area di rigore a Soddimo che con apprezzabile precisione infila la palla in porta. Verrebbe da ridere se non fosse un episodio da “oggi le comiche”.       Al 9° è Palombi ad impegnare Gabriel bravo a rimediare in angolo. Nei primi 15 minuti di gioco il comparto difensivo giallorosso (Gabriel a parte) rassomiglia assai ad un colabrodo : non c’è rispetto per le distanze, i varchi offerti ai pisani si succedono ai varchi, e solo per la sua  non eccelsa qualità offensiva , il Pisa non raddoppia o triplica ( ma lo farà più avanti) !       Neanche il centrocampo (nuovo di zecca) riesce a mordere, a coprire e ad innescare; e , per un Pisa agile, senza fronzoli, essenziale nel dipanare la matassa del gioco, non è grande impresa(ma è un gran bel gol) andare sullo zero a due.       Al Lecce sono necessari 25 minuti per scrollarsi di dosso il torpore collettivo che lo ha fatto impantanare ancorandolo sullo 0-2 ; manca la spinta sulle corsie esterne e, quanto a capacità di filtro e argine, si è ben lontani dalla sufficienza.       Sorvoliamo, per “carità di colori”, sulle leggerezze e la lentezza pachidermica di Tacthsidis (oggi particolarmente accentuata), che alla mezzora si fa rubar palla al limite dell’area generando così le condizioni per lo zero a tre.       Il finale di tempo è totalmente dei giallorossi; forse il Pisa rifiata o il Lecce ha capito che deve prendere a giocare come sa.       Secondo tempo con in campo Mancosu e Coda al posto del greco e Listkowski : l’intento è quello di modificare in meglio l’inerzia dimostrata nella prima frazione, Ed è Mancosu a prendere la guida delle operazioni giallorosse: tutto ciò che si crea passa dai suoi piedi e dalle sue meningi; fino alla chiusura della partita, ma non gli si può chiedere di fare ,contemporaneamente, centrocampo, attacco e difesa. Non sarebbe umano, sarebbe un  marziano !       E intanto, per la cronaca, Gabriel conquista per l’ennesima volta l’alloro del migliore in campo; ma niente può , al 68°, su un destro di squisita natura missilistica scagliato da una ventina di metri da Sibilli entrato da poco.       E il Lecce dove è e cosa fa? Continua a cercare il bandolo della matassa trovandolo molto raramente e, complessivamente, subisce una lezione durissima che dovrebbe servire a far aprire gli occhi alla squadra, alla società, ai tifosi e a qualche commentatore maggiormente incline a tifare che a raccontare con realismo !

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